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Il commento di Flavia.

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Carissime, mi fa piacere mettervi al corrente di quello che penso dei due libri che ci avete suggerito nel mese di aprile:

 

I grandi sognatori di Rebecca Makkai.

 

È un libro che si legge agevolmente seguendo le storie dei vari protagonisti e gli intrecci - tramite la vicenda della cessione di opere d'arte - con quella che era stata la vita a Parigi nei primi decenni del Novecento. L'appellativo di grandi sognatori si adatta sinceramente molto più agli artisti di allora che non alla comunità gay di Chicago ritratta nel libro, pur con tutta la partecipazione alle storie di ciascuno di loro.

Sono contenta di avere letto questo libro anche se mi domando come mai quando si parla dell'epidemia di AIDS le opere americane prediligano gli avvocati di Filadelfia (vedi il film) e i gruppi abbastanza  d'élite come quello di cui il libro parla. E i poveracci?

 

Quando abbiamo smesso di capire il mondo di Benjamìn Labatut.

 

Sicuramente è un libro affascinante che mi ha messo il cuore in pace convincendomi che la questione 'particella-onda dipendenti dall'osservatore' è la cosa più logica che ci sia essendo l'universo fatto di relazioni. 

Però è anche un libro che mi imbarazza perché leggere appunti e situazioni sulla vita privatissima terra-terra di Heisenberg, Schroedinger etc. mi ha messo a disagio soprattutto non sapendo quanto è stato inventato dall'autore.

Come ho letto in una critica, c'è il rischio che il lettore si ricordi dei malesseri di Heisenberg e delle passioni di Schroedinger che non della loro opera.

Penso che le vite di questi scienziati, così come tutte le biografie, possano essere narrate in modo altrettanto accattivante e appassionante attenendosi alla realtà dei fatti soprattutto perché loro non possono intervenire.

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Comunque il libro l'ho letto proprio volentieri.

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E ancora complimenti per il vostro lavoro appassionato.

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Flavia

 

Il commento di Franco.

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Se la strada potesse parlare di James Baldwin

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Ho molto gradito questo bel romanzo, proposto da voi tempo fa, di cui mi hanno colpito soprattutto due cose, apparentemente in contrasto.

La bravura nel rendere la tensione razziale che anima queste pagine: è ancora fortissima l’eco degli scontri degli anni ’60, le persone di colore sanno di muoversi in una New York ostile, sanno che anche una vita virtuosa non può mai eliminare del tutto il rischio di provocazioni, sempre presente. E così, i due giovani protagonisti, che si abbandonano all'amore e ai loro forse irrealizzabili sogni, si muovono in un mondo fatto anche di poliziotti razzisti, giudici interessati, testimoni intimiditi.

Per contrasto, lo stile narrativo è lirico, ricco di dialoghi intimi e personali, molto ben scritti, ed espressione poetica dei sentimenti. La prosa è molto varia, a volte commovente, a volte poetica, talvolta rischiando il sopra le righe per eccesso emotivo, una prosa comunque musicale e affascinante.

Lo consiglio.
 

Franco

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